Il caldo padovano

Quando arrivi a Torreglia, ad accoglierti, ci sono: infinite distese di verde, il caldo e il suono delle cicale; quest’ultime costanti e onnipresenti, anche in città.

Torreglia è un comune della provincia di Padova che si erge ai piedi dei famosi Colli Euganei.

Soggiorniamo in un posticino grazioso che si chiama Casa in Campagna. L’entrata è una Cartolina ricordo: una stradina sterrata, costellata di vitigni, al cui centro si erge un vecchio casolare da sogno. Francesca, la proprietaria, è altrettanto graziosa, con il suo accento padovano, disponibile e gentile, ci mostra la nostra stanza e ci consiglia un pranzetto da “Lorenzo”.



Casa in Campagna - Torreglia
Casa in Campagna - Torreglia


Il caldo è soffocante, ma passa in secondo piano, perché la vista, ovunque tu vada, è rassicurante. 

Con cinquemila gradi, non ci facciamo mancare il nostro piatto di Bigoli* al ragù d’anatra. 
L’Italia, la pasta, i suoi sughi, sono una garanzia.
*I Bigoli, per chi non lo sapesse, sono un tipo di pasta lunga, simil spaghetti, ma molto più ciccioni e sono prodotti in Veneto. 

Nel pomeriggio visitiamo Villa dei Vescovi. Tra le sue caratteristiche la vista paesaggistica, il caldo e il suono delle cicale. Ma forse questo l’ho già detto! (E non sarà l’ultima volta! Ah ah ah ah).



Villa dei Vescovi - Torreglia
Villa dei Vescovi - Torreglia


Nel tardo pomeriggio ci dirigiamo all’Abbazia di Praglia: un monastero Benedettino. Il tour è guidato da un Monaco (Edoardo) ed insieme a noi ci sono altre 10 persone.
Edoardo ci misura la febbre e quando è il mio turno la macchinetta esplode (metaforicamente): 38 GRADI.
Praticamente stavo morendo, ma non ne ero poi così consapevole.
Un secondo tentativo, toglie il dubbio sulla mia probabile fine: 37,5. 

Entriamo nell’Abbazia ed Edoardo inizia a fare il cantastorie: 
il “Monaco” vive in clausura per tutta la sua vita, senza mai entrare in contatto con altri esseri umani*. (Che figata!! Scherzo eh!).
Il “Monaco” sceglie (solo) la sua residenza, nel suo caso Praglia, e questa rimarrà tale per sempre. 
Praticamente: tu ti scegli la casa, la family e il resto del mondo: fuck the people. 

Tre chiostri caratterizzano la struttura: uno per i forestieri, la cui architettura è molto austera (povera), un altro per lo “svago”, più prezioso, ed infine l’ultimo, inaccessibile ai visitatori, per la loro “intimità”.
Riassunto: i forestieri sono pezzi di merda, non meritano il nostro tesoro. Col caxxo che vi facciamo vedere il nostro pezzo forte!



Abbazia di Praglia - chiostro per lo svago
Abbazia di Praglia - chiostro per lo svago


Ironia a parte, Edo (che non può essere chiamato con il suo nome! Lui è Monaco. Punto!), ci spiega di quanto l’architettura sia importante per i monaci: niente è lasciato al caso, tutto ha un significato. 
(Mi piace questa loro filosofia!)
Ad esempio: la biblioteca, luogo assai importante, si trova all’ultimo piano, per ricevere più luce e non solo. Per giungere al luogo di “studio” e di “fatiche” bisogna percorrere una scala molto ripida. (Metafora). 

I Monaci di Praglia producono vino, miele, tisane ed ungenti, pozioni magiche dalla natura oscura (??). Ti senti un po’ come nel film “Il Nome Della Rosa”, ma nella versione luminosa. Sì, perché l’Abbazia è costruita con un alternarsi di pietre rossa e bianca che donano alla struttura luce e ordine. 

*A fine chiacchierata domando ad Edoardo come sia possibile che lui faccia la guida turistica (i monaci non possono entrare in contatto con altri esseri umani). Un po’ indispettito, mi dice che l’unico a prendere decisioni è l’abate, che è anche colui che stabilisce i vari ruoli all’interno della comunità.  

Fine del tour entriamo nel negozietto a comprare cose. Jonny il grappino e il miele, io una tisana e una crema. Chissà mai che facciano miracoli. 

La sera ci dirigiamo all’Anfiteatro del Venda: il motivo del nostro WEEK. 

Tempo fa decisi di regalare a JoJonny i biglietti per un concerto tributo alle colonne sonore dei film di Miyazaki, di cui entrambi siamo fan! (In verità quando dobbiamo scegliere cosa guardare in tv ci scanniamo sempre, ma con un film dello Studio Ghibli ci troviamo sempre in accordo. Magia!)

La location è favolosa: un anfiteatro tra i Colli Euganei dal panorama mozzafiato. L’orchestra suona divinamente e l’atmosfera è piacevole. Si percepisce l’emozione dei musicisti, che, per la prima volta dal lockdown, tornano ad incantare con la loro musica. È storia. 

Domenica direzione Padova centro.
Prato della Valle: la più grande piazza d’Italia. È accecante, bianca e calda. Meravigliosa nella sua pulizia. 
Basilica Santa Giustina: giga enorme. 
Basilica di San’Antonio: pittoresca in ogni suo micro dettaglio. Tanti credenti. Tanti. 



Basilica Santa Giustina - Padova
Basilica Santa Giustina - Padova

Padova è calda, molto calda. È una città le cui case sono colorate, non si preoccupano di essere moderne. Tra una piazza e l’altra le vedi apparire, divertenti e “freschissime” (a differenza del clima!). 
Ci sono tantissimi portici e ovunque tu ti trovi le senti: le cicale. Ma cosa ci fanno in città? Dove si nascondono?

Palazzo Bo è l’Università di Padova ed è bellissimo al suo interno, anche lui accecante e bianco. 



Basilica Santa Giustina - Padova
Palazzo Bo - Università di Padova


Padova e i suoi comuni, sono dei luoghi interessanti. Se nei comuni si respira il verde, in città si respira la cultura italiana. Si passa dall’agricoltura alla storia e dalla storia all’agricoltura. Che poi, vanno di pari passo.

Sarà forse questo il fascino di questa meravigliosa città?

PS: ho pubblicato alcune foto sul mio profilo Facebook

Marta

Nessun commento:

Posta un commento