Ampi spazi, aria, sole, dualismo.
Se penso a Berlino, penso a questo.
Atterrati a Schonefeld compriamo due biglietti per Alexanderplatz.
Tra le prime cose che visitiamo, oltre ad Alexanderplatz e quella benedetta Torre della Televisione che veglia sui berlinesi in ogni dove (che comunque... Fa cagare!!) e dintorni, c'è il quartiere di San Nicola, che prende il nome dalla chiesa. Un quartierino un po' magico, un po' cuore, un po' Marta.
Saliamo sul treno, non proprio sicuri che sia quello giusto, e ci godiamo il breve e pittoresco spostamento.
Dal grande finestrino del treno inizio a scoprire una Berlino verde.
Tanto prato, tante casette e un gigantesco sole mi sorridono.
I treni hanno un sapore vintage e si respira un'aria rilassata.
In 30 minuti arriviamo a destinazione (perché ovviamente il treno era quello giusto! Io non sbaglio un colpo!), ci dirigiamo in Hotel, lasciamo i bagagli e ci avventuriamo alla scoperta della spaziosa Berlino.
Fin da subito a colpirmi sono gli spazi.
A Berlino è tutto molto ampio: le strade, i marciapiedi, le piazze... È tutto molto ampio, ma così poco distante.
Tra un punto di interesse e l'altro ci sono pochi minuti di distanza; se si studia a priori un percorso tattico si riesce facilmente a girare senza dover utilizzare particolari mezzi.
Ragion per cui in un solo giorno ci spariamo ben 20 km a piedi. Un record!
Tra le prime cose che visitiamo, oltre ad Alexanderplatz e quella benedetta Torre della Televisione che veglia sui berlinesi in ogni dove (che comunque... Fa cagare!!) e dintorni, c'è il quartiere di San Nicola, che prende il nome dalla chiesa. Un quartierino un po' magico, un po' cuore, un po' Marta.
Ci sono le casette particolari, e tanti ristorantini tipici, che neanche pensi di essere in città.
Ci sono delle viette speciali ed è in una di queste che decidiamo di fermarci a pranzare.
La mia attenzione cade sui dettagli del ristorantino, pieno di rane e stampe antiche...
Quella di Jonathan sul piatto di una cliente.
Ci sediamo e ordiniamo: io una polpetta con contorno tedesco (credo) fatto di patate, insalata e cetrioli (avevano tutte lo stesso sapore di sottoaceto!); Jo un maiale intero (ahahah) con crauti, purè di piselli e non ricordo che altra porcata.
Mi congratulo con me stessa per aver assaggiato la cotenna di maiale; stavo tipo vomitando.
Ricordo che il cameriere assomigliava troppo ad un personaggio della Disney.
Sono sicura che si nasconda qualcosa di fantastico in quella Locanda.
Finito di mangiare proseguiamo il nostro giro da disperati.
Arriviamo all'Isola dei Musei, quindi al Duomo. Bellissimo.
Ma il mio animo da "procacciatrice di ricordi materiali" viene subito attirato dai Mercatini vicini, dalle tende bianche e rosse. Ci sono tanti artisti che espongono i propri lavori e ne rimango colpita da 3 in particolare. Anche a sto giro mollo la presa e decido di non comprare un mini quadro per la modica cifra di 60 euro, ma li valeva tutti. Giuro.
Camminiamo, camminiamo e camminiamo ancora. Arriviamo a Gendarmenmarket e qui... Faccio l'acquisto del secolo. Una mini scatolina di fiammiferi con all'interno una mini riproduzione domestica (questa storia del mini mi sta sfuggendo di mano!).
In perfetto stile Marta Kurenai la custodisco come un prezioso tesorino.
Dopo una breve pausa proseguiamo il nostro infinito percorso.
Ci dirigiamo a quella cacata del Checkpoint Charlie (quasi sembra un'attrazione da cinema per come l'hanno montata su!) per poi finire al Memoriale degli Ebrei assassinati.
Fatte le foto classiche e due/tre video inizio ad appassionarmi sempre più non tanto per i Monumenti quanto per le strutture e i palazzi che arricchiscono la nuova Berlino.
Decido quindi di concentrare le mie foto sui palazzi, nuovi, puliti, precisi.
Rimango colpita da quanto siano una fonte di ispirazione per il mio cervello.
Vedo cose.
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Memoriale degli Ebrei assassinati. |
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Vicino al Checkpoint Charlie. |
In seguito ad una capatina alla Porta di Brandeburgo e una pennichella sul prato che affaccia il Parlamento, ci dirigiamo verso una delle cose che più mi ha affascinato di Berlino: Potsdamer Platz.
Vuoi i palazzi, vuoi la luce, vuoi i colori, vuoi anche la stanchezza... Mi sembrava tutto irraggiungibile.
Così infinito. Come quel palazzo a mattoncini marroncini un po' newyorkese. Non ho idea di cosa fosse, ma ho fatto le foto di cui sono più contenta. Era molto suggestivo. Erano le 20:00 di sera, c'era ancora il sole che pian piano calava e colpiva amorevolmente quel palazzo. Era tutto vero, ma così finto.
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Potsdamer Platz. |
L'indomani decidiamo di salire in sella...
Con le nostre bici, i nostri zaini ed un cielo limpidissimo ci dirigiamo verso East Side Gallery, per ammirare il muro di Berlino ed i suoi graffiti.
Durante il tragitto veniamo fermati dagli sbirri, perché Jo usa il telefono mentre pedale, e a Berlino questo non si può fare! (giustamente, visto che sei praticamente in strada!!).
Un pelato stronzissimo fa il brutto, poi c'è il tabagista di turno e il menefreghista che se ne sta in macchina.
In queste occasioni mi tocca sempre fare da traduttore. IO. IO DEVO TRADURRE I CAZZIATONI. IO che l'Inglese non lo so mica parlare... Eppure i cazziatoni li capisco sempre.
E niente... Dopo aver rischiato l'ergastolo per un misero video in strada proseguiamo la nostra pedalata.
Ora mi sono rotta un po' di scrivere.
Per cui...
Vi racconterò l'ultimo aneddoto di questo weekend berlinese.
Andando in biciclette si riescono a scoprire dei posti anche più isolati e nascosti.
Io e Jo ci siamo addentrati in un luogo che abbiamo definito "Post apocalittico".
Tuttora non sappiamo di cosa si trattasse, probabilmente una specie di Centro Sociale, ma era fuori dal tempo.
Come se una piccola comunità fosse rinata lì.
C'era anche un calligrafo che dipingeva il Menù su un camioncino nero.
Noi siamo passati in mezzo con le nostre bici.
È stato breve, ma intenso. Un po' come il nostro weekend tedesco.
Decisamente da ritornarci.
PS: a breve le foto! ;)
Marta
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