Trentino: la Natura benigna

Ütia de Börz.

In Ladino “Ütia” significa rifugio, “Börz” erbe. È proprio qui che decidiamo di soggiornare per un weekend in Trentino Alto Adige, al Passo delle Erbe.

In passato ero già stata in Trentino; mi avevano colpita le distese di prati di un verde accesso da non credere che siano reali, ma in inverno cambia veste e indossa un abito più romantico, a tratti malinconico, sicuramente poetico.

A 2000mt di altidune, davanti a noi si presenta un paesaggio mozzafiato: le Dolomiti abbracciano l’Hotel Ütia de Börz.

La neve è fresca e il sole ci permette di vedere un tramonto magico, a ricordarci quanto sia la Natura la vera artefice delle nostre vite. Consiglio questa breve passeggiata, specie in una giornata limpida.


Tramonto

12 Febbraio 2023, ore 17:30 - Passo delle Erbe


Il Sass de Putia ci osserva, maestoso e imponente, ed è bellissimo osservarlo così da vicino. 

In questa zona isolata dal resto del mondo non ci si sente affatto annoiati o soli, tutt’altro. È stimolante.

Ci sono molte passeggiate da fare. Una delle quali dura 2 ore e conduce al Rifugio Monte Muro. Io e la Gio ci incamminiamo con la nostra tisana allo Zenzero e Limone ed i nostri panini al Finocchio. Sì, perché dovete sapere che in questa zona del Trentino, il pane è al Finocchio.

La passeggiata è piacevole, niente a che vedere con quella che fai arrivando al Palanzone da Caslino. (Quella è il mio metro di misura per ogni camminata che faccio! Io, l’anti alpinista per eccellenza che non pratica sport! Una pippa incredibile!) E comunque è bellissimo. Quando arrivi a destinazione ti senti bene. E naturalmente, ancora una volta, il paesaggio è incantevole. Così come il silenzio che ti circonda.


Sass de Putia

La vista dall'Hotel Utia de Borz - Sass de Putia


Sapete che in Trentino hanno delle piste apposite per scendere con gli slittini? Beh, vi garantisco che sono super divertenti! 
 
La pista è lunga 2,5km e si può scendere con uno slittino doppio. Ammetto che avevo paura, perché oggettivamente una tonta come me potrebbe tranquillamente volare giù dal burrone, ma io e Jo ci siamo divertiti. Un po’ meno la Gio e Andre che si sono schiantati in curva, ma queste esperienze frizzicarelle sono state una prima volta per mia sorella, che non si è fatta mancare nessuna caduta, anche quella sugli Husky! Ma questa è un’altra storia! (Ahahahah)


Giorgia al Rifugio Muro

Giorgia - Rifugio Monte Muro


In Trentino si mangiano piatti tipici: dai Canederli, agli Spätzle, ai salumi di Cervo.
Ci tengono alla loro tradizione, ci tengono alle loro origini. E lo si vede anche nelle piccole cose.

Nel nostro Hotel tutto è curato e pulito. L’interno è tutto realizzato con legno di Cirmolo che emana un profumo buonissimo.

Sembra un po’ una filosofia di vita quella dei trentini, che curano ogni dettaglio del proprio Paese. Le insegne sono dipinte sui muri, per esempio. Anche a me piacerebbe che nel mio paesino si valorizzassero le piccole cose. Sarebbe bello tornare a come era una volta, anche lui con le insegne curate e dipinte a mano.

Il Trentino è un paese meraviglioso. Si potrebbe dire che è un Paese fondato sulla qualità e non sulla quantità. Perché si apprezza quello che si ha, lo si rispetta e si vive meglio.

Insomma, un po’ quello in cui credo fortemente io stessa.

Che poi è la Natura la vera protagonista di questo luogo.
E tutti dovremmo imparare oltre che ad apprezzarla a rispettarla di più.

Ps: qui potete trovare il profilo Instagram dell'Hotel in cui abbiamo soggiornato. Lo consiglio a tutti. È magico... 😉 @HotelÜtiadeBörz

Marta


Il caldo padovano

Quando arrivi a Torreglia, ad accoglierti, ci sono: infinite distese di verde, il caldo e il suono delle cicale; quest’ultime costanti e onnipresenti, anche in città.

Torreglia è un comune della provincia di Padova che si erge ai piedi dei famosi Colli Euganei.

Soggiorniamo in un posticino grazioso che si chiama Casa in Campagna. L’entrata è una Cartolina ricordo: una stradina sterrata, costellata di vitigni, al cui centro si erge un vecchio casolare da sogno. Francesca, la proprietaria, è altrettanto graziosa, con il suo accento padovano, disponibile e gentile, ci mostra la nostra stanza e ci consiglia un pranzetto da “Lorenzo”.



Casa in Campagna - Torreglia
Casa in Campagna - Torreglia


Il caldo è soffocante, ma passa in secondo piano, perché la vista, ovunque tu vada, è rassicurante. 

Con cinquemila gradi, non ci facciamo mancare il nostro piatto di Bigoli* al ragù d’anatra. 
L’Italia, la pasta, i suoi sughi, sono una garanzia.
*I Bigoli, per chi non lo sapesse, sono un tipo di pasta lunga, simil spaghetti, ma molto più ciccioni e sono prodotti in Veneto. 

Nel pomeriggio visitiamo Villa dei Vescovi. Tra le sue caratteristiche la vista paesaggistica, il caldo e il suono delle cicale. Ma forse questo l’ho già detto! (E non sarà l’ultima volta! Ah ah ah ah).



Villa dei Vescovi - Torreglia
Villa dei Vescovi - Torreglia


Nel tardo pomeriggio ci dirigiamo all’Abbazia di Praglia: un monastero Benedettino. Il tour è guidato da un Monaco (Edoardo) ed insieme a noi ci sono altre 10 persone.
Edoardo ci misura la febbre e quando è il mio turno la macchinetta esplode (metaforicamente): 38 GRADI.
Praticamente stavo morendo, ma non ne ero poi così consapevole.
Un secondo tentativo, toglie il dubbio sulla mia probabile fine: 37,5. 

Entriamo nell’Abbazia ed Edoardo inizia a fare il cantastorie: 
il “Monaco” vive in clausura per tutta la sua vita, senza mai entrare in contatto con altri esseri umani*. (Che figata!! Scherzo eh!).
Il “Monaco” sceglie (solo) la sua residenza, nel suo caso Praglia, e questa rimarrà tale per sempre. 
Praticamente: tu ti scegli la casa, la family e il resto del mondo: fuck the people. 

Tre chiostri caratterizzano la struttura: uno per i forestieri, la cui architettura è molto austera (povera), un altro per lo “svago”, più prezioso, ed infine l’ultimo, inaccessibile ai visitatori, per la loro “intimità”.
Riassunto: i forestieri sono pezzi di merda, non meritano il nostro tesoro. Col caxxo che vi facciamo vedere il nostro pezzo forte!



Abbazia di Praglia - chiostro per lo svago
Abbazia di Praglia - chiostro per lo svago


Ironia a parte, Edo (che non può essere chiamato con il suo nome! Lui è Monaco. Punto!), ci spiega di quanto l’architettura sia importante per i monaci: niente è lasciato al caso, tutto ha un significato. 
(Mi piace questa loro filosofia!)
Ad esempio: la biblioteca, luogo assai importante, si trova all’ultimo piano, per ricevere più luce e non solo. Per giungere al luogo di “studio” e di “fatiche” bisogna percorrere una scala molto ripida. (Metafora). 

I Monaci di Praglia producono vino, miele, tisane ed ungenti, pozioni magiche dalla natura oscura (??). Ti senti un po’ come nel film “Il Nome Della Rosa”, ma nella versione luminosa. Sì, perché l’Abbazia è costruita con un alternarsi di pietre rossa e bianca che donano alla struttura luce e ordine. 

*A fine chiacchierata domando ad Edoardo come sia possibile che lui faccia la guida turistica (i monaci non possono entrare in contatto con altri esseri umani). Un po’ indispettito, mi dice che l’unico a prendere decisioni è l’abate, che è anche colui che stabilisce i vari ruoli all’interno della comunità.  

Fine del tour entriamo nel negozietto a comprare cose. Jonny il grappino e il miele, io una tisana e una crema. Chissà mai che facciano miracoli. 

La sera ci dirigiamo all’Anfiteatro del Venda: il motivo del nostro WEEK. 

Tempo fa decisi di regalare a JoJonny i biglietti per un concerto tributo alle colonne sonore dei film di Miyazaki, di cui entrambi siamo fan! (In verità quando dobbiamo scegliere cosa guardare in tv ci scanniamo sempre, ma con un film dello Studio Ghibli ci troviamo sempre in accordo. Magia!)

La location è favolosa: un anfiteatro tra i Colli Euganei dal panorama mozzafiato. L’orchestra suona divinamente e l’atmosfera è piacevole. Si percepisce l’emozione dei musicisti, che, per la prima volta dal lockdown, tornano ad incantare con la loro musica. È storia. 

Domenica direzione Padova centro.
Prato della Valle: la più grande piazza d’Italia. È accecante, bianca e calda. Meravigliosa nella sua pulizia. 
Basilica Santa Giustina: giga enorme. 
Basilica di San’Antonio: pittoresca in ogni suo micro dettaglio. Tanti credenti. Tanti. 



Basilica Santa Giustina - Padova
Basilica Santa Giustina - Padova

Padova è calda, molto calda. È una città le cui case sono colorate, non si preoccupano di essere moderne. Tra una piazza e l’altra le vedi apparire, divertenti e “freschissime” (a differenza del clima!). 
Ci sono tantissimi portici e ovunque tu ti trovi le senti: le cicale. Ma cosa ci fanno in città? Dove si nascondono?

Palazzo Bo è l’Università di Padova ed è bellissimo al suo interno, anche lui accecante e bianco. 



Basilica Santa Giustina - Padova
Palazzo Bo - Università di Padova


Padova e i suoi comuni, sono dei luoghi interessanti. Se nei comuni si respira il verde, in città si respira la cultura italiana. Si passa dall’agricoltura alla storia e dalla storia all’agricoltura. Che poi, vanno di pari passo.

Sarà forse questo il fascino di questa meravigliosa città?

PS: ho pubblicato alcune foto sul mio profilo Facebook

Marta

Copenhagen ti sorride


Saliamo sulla metro. Destinazione NørreportMi guardo attorno. I danesi mi sorridono. Sorridono a me e in generale alla vita. Hanno l’aria rilassata e felice di chi vive una vita sana e lontana dallo stress. (Così sembra...).

La stazione si presenta, come la maggior parte delle stazioni, fredda e bruttina, ma circondata da infinite biciclette, che donano alla città un’aria serena.
Basta svoltare l’angolo e ci si catapulta nell’insolito mondo danese; casette antiche colorate contrastano con palazzi moderni. Negozietti di artigianato e di design pullulano in ogni dove. Il dualismo sembra essere una caratteristica di questa città-paese. 

L’appartamento di Marie e Max è spaziale. Oggi lo definiremmo “instagrammabile”. 
Un divano in velluto fa da padrone allo spazioso soggiorno e con lui anche un grosso tavolo in legno. Tappeti di animali e qualche oggetto di design qua e là. Poche cose.


La Casa di Marie&Max
La casa di Marie&Max


Colazione da Atelier September. Bevo un tè matcha e mangio un uovo alla coque. Così, per sentirmi danese. Che poi, cosa mangiano, questi nordici a colazione? Il posticino è carino. Super cute, direi. Due signori anziani ci sorridono, ancora una volta, e ci lasciano il posto. 

Ci dirigiamo verso Nyhavn. Il profumo di mandorle caramellate addolcisce il tempo poco clemente.
Canali, barche e case colorate.
Piove. Fa freddo. Siamo danesi adottivi per un weekend, e come tali, quando piove ci si bagna. 


Mandorle a Nyhavn
Mandorle a Nyhavn


Arriviamo a Christiansborg Slot, sede del Parlamento. 
Ci sono degli scorci molto interessanti, ma la pioggia non ci lascia tregua.
Ci ripariamo al caldo dentro HAY House.

Facciamo un pranzetto gentile e stabiliamo un percorso per l’indomani.

La sera ceniamo in un posticino interessante: Fleisch. Un ex macelleria. Per gli appassionati di carne.
(PS: Fleisch in tedesco significa carne). 


Nei pressi di Christiansborg Slot
Nei pressi di Christiansborg Slot


Il giorno dopo.
Il sole splende su Copenaghen.
Siamo carichi per dedicare le nostre energie a questa splendida città ancora tutta da esplorare. 
Direzione: Palm House, il giardino botanico che metterà a dura prova la tua resistenza al caldo!

Ignari dell’umidità che avremmo dovuto sopportare, ci dirigiamo in quella che è la casa delle farfalle.
Le vedi svolazzare qua e là, di tutti i colori. Qualcuno è terrorizzato dal poterle toccare. A noi, invece, diverte un sacco.
Sono bellissime e un po’ ci amano, perché ci prendono di mira. Una farfalla vanessa, sì quelle gialle con le macchie nere, si posa sul cordino della mia macchina fotografica. Una blu sul dito della Gio.
Il percorso prosegue. E con esso anche il caldo. 
Entriamo in un altra serra, per la precisione, la Palm House. 
La cosa incredibile di quest’ultima è che al suo interno vi sono delle scale a chiocciola che danno la possibilità di salire fino in cima alle palme e ruotarci attorno. 
L’altra cosa incredibile è che più sali e più il caldo, ovviamente, aumenta. 


Giorgia - Palm House
Giorgia - Palm House


Finita la sauna facciamo tappa al castello di Rosenborg, museo della famiglia reale. “Rosenborg Slot”; solo al secondo giorno capisco che Slot sta per castello e questa desinenza “-borg” mi crea un po’ di confusione in testa.
(Christians-borg, Rosen-borg, Charlotten-borg. Son tutti uguali! E io soffro di demenza senile, abbiate pazienza!)

Decidiamo che è giunto il momento di noleggiare una bicicletta.
I danesi sono tutti felici ad eccezione di coloro che noleggiano biciclette. Loro no, loro sono antipatici e non sorridono nemmeno. E sono pure cessioftheday!
Pronti a salire in sella alle nostre grazia, graziella e grazie al cazz…
Noleggio una “minibike” per esigenze tecniche. Facevo un po’ ridere. 

Muniti del giusto mezzo che, dopo aver preso la pioggia senza usare l’ombrello, è uno dei test di ammissione per diventare un vero cittadino di Copenhagen, ci dirigiamo a far visita alla Sirenetta. 
Totalmente incapace di partire, con la mia minibike arrivo ovunque.
Il sole è talmente danese che sorride, anche lui.

Segue un mega giro in bicicletta per arrivare fino al Reffen: uno street food situato fuori dal centro con una location abbastanza atipica.
Ordino un piatto vegano e mi sento così "healthy", con la mia bibita al melone (da vomito!). 
Ho goduto del caldo, del cibo e soprattutto dei “bonioftheday” (cit. @leperledipinna).

Dovete sapere che i danesi hanno una caratteristica fisica ben precisa: sono tutti boni. Mori, biondi, alti. 
C’erano bonioftheday ogni day e in ogni dove. 

Ci dirigiamo verso la Città Libera: Christiania. Al suo interno è vietato fare foto. Si tratta di un quartiere di Copenhagen che, come rimanda il nome, è libera da ogni legge. In altre parole ci si ammazza di canne e se si vuole comprare un po’ di erbetta ci sono dei ragazzi alle loro postazioni: tavolino, bilancina e droga. Poi si va sul lago a fumarla. Niente di trascendentale. È sporca ed è talmente affollata che non trovi neanche un angolino pulito dove sederti. 

Abbandoniamo il mondo “hippie” (che poi tanto hippie non è! Mi pare un po’ una cacata questa Christiania.) per inoltrarci in uno dei quartieri, a mio giudizio, più affascinanti di CPH: Nicolai Eigtveds Gade. Stradine isolate che si affacciano sul canale. Di fronte alla Bibliotecail Diamante nero”. Quest’ultima è assolutamente da visitare, tanto per la struttura interna quanto per il meraviglioso cortile di cui Kierkegaard è il padrone. 
Il sole scaldava il mio cuore. Ero un po’ stanca, ma è qui che ho potuto fare le fotografie di cui più vado fiera.


Nicolai Eigtveds Gade
Nicolai Eigtveds Gade



Il cortile della Biblioteca
Il cortile della Biblioteca


Ultima tappa della giornata Tivoli. Tivoli è un parco divertimenti costruito nel 1843. Uno dei più antichi ed esistenti al mondo. La sua particolarità sta proprio nella sua antichità: le luci sono le protagoniste. Sembra di entrare nel mondo dei balocchi. Jonny, Andre e Gio fanno le montagne russe. Io mi diverto di più all’interno di un negozietto che vende oggettini inutili e super costosi. Compro: tre cartoline, una calamita da regalare alla Miri e un pupazzetto di quelli danesi da collezione. Per la precisione: la fatina dei denti. Tutte cose super kawaii. Inutili, ma kawaii. :)

Ceniamo in un ristorante danese, sempre all’interno di Tivoli: Grøften. Menù a base di asparagi bianchi. Il cibo è super! 

Sunday morning obiettivo Louisiana Museo d’Arte Moderna. Tappa assolutamente da non perdere. 
Il Museo affaccia sul Mar Baltico (credo!) e dall’altra parte è possibile intravedere la costa della Svezia (credo! Ahahah). 
La struttura è interessante e con essa anche le opere al suo interno.
Tra le mostre temporanee vi era quella di una certa Pipilotti Rist. Una folle. Che fa cose folli. Non so in che altro modo descriverla. E poi un certo Dea Trier Mørch e le sue litografie molto interessanti. 
Assolutamente da non perdersi la semplice e geniale installazione di Yayoi Kusama. 


Giorgia - Louisiana Museo d'Arte Moderna (Pipilotti Rist)
Giorgia - Louisiana Museo d'Arte Moderna (Pipilotti Rist)


Louisiana Museo d'Arte Moderna (Yayoi Kusama)


Torniamo a Nørreport per goderci le ultime ore rimaste in bicicletta.
Visitiamo il parco Superkilen e la famosa Torre circolare.

Si torna a casa.

Piccolo aneddoto divertente: mentre vado in bicicletta mi accorgo della presenza insistente dei gabbiani che svolazzano sopra le nostre teste. Faccio notare alla Gio come una sgagazzata potrebbe colpirci e affondarci da un momento all'altro. 
Neanche a dirlo. 
10 minuti dopo mi ritrovo, appunto, colpita e affondata da una una "cacca di gabbiano" che si deposita molliccia sui miei jeans (almeno non in testa!). 
Che la fortuna sia dalla mia?
Oppure, al contrario, sono così sfigata nella vita?
Chi lo sa.

Ringrazio i miei compagni di viaggio che mi hanno fatto questo speciale regalo, in particolare mia sorella Gio.
Instacabile ragazza mondana.

Arrivederci Copenhagen.
Ti dedico un sorriso.
Il mio.

PS: ho aggiunto il link di qualche posticino su Instagram. Se siete interessati potete sbirciare! 

PS2: sul mio Instagram ho pubblicato qualche foto e qui tutte le altre.

Marta

Tra Umbria e Toscana: un viaggio enoantropologico

Direzione Montalcino il paese del Brunello.

Per definirsi tale il Brunello è prodotto solo ed unicamente a Montalcino, con uva 100% Sangiovese ed una fermentazione in botte di 24 mesi. Si distingue dal Rosso di Montalcino. L’80% della produzione viene esportata all’estero.

Il vino ha una storia e una vita propria. I fattori che incidono su di esso sono moltissimi... Dal clima, al terreno, alla vita stessa del vitigno. È così affascinante scoprire tutti i dettagli che si nascondono dietro un buon bicchiere di vino che sarebbe quasi impossibile elencarli tutti. È così che iniziano le nostre vacanze enoantropologiche: tra vino e persone, natura e uomo, palato e lingua.

Montalcino abbiamo conosciuto Nino, proprietario di una rosticceria in centro. È stato per molti anni direttore artistico di Teatro, ci ha raccontato molto della sua vita passata quanto di quella presente e ci ha insegnato questo: “Con calma e per favore.” A Nino piace svegliarsi molto presto la mattina, guardare l’alba, raccogliere i lamponi, fare colazione con calma e recarsi al lavoro. Ama i galli, la fotografia ed ovviamente il Teatro, il luogo in cui è cresciuto. Come nel vino, anche nel Teatro si nascondono dettagli inimmaginabili e Nino ha voluto raccontarcene qualcuno... Come quella volta in cui dovette concordare insieme ad il sindaco quanti chiodi esatti avrebbe utilizzato per il montaggio della scenografia. Il Teatro era una mini riproduzione del Teatro La Scala e certo è che non si poteva mica rovinare il palco in parquet. Ci ha raccontato anche di “Gomma” e di “Gommino” i camionisti padre e figlio e delle loro colazioni a base di Cognac. Nino è felice. Pare abbia trovato il suo equilibrio psichico.


Montalcino
Montalcino


Ad Abbadia San Salvatore scopriamo la Bormio toscana. Freddo, pioggia e quasi, quasi scarponcini. Tra un negozio di abbigliamento sportivo e un alimentari c’è il bar sport con la sua insegna: “Cucina casereccia, le ricette della nonna.” Ci si siede, si beve del vino che sa un po’ di tappo e si ordina la pasta fatta in casa. Il tutto servito da un brillante e gentilissimo ragazzo. Seduta ad una tavolo una signora mi garantisce la qualità del posto: “Qui si mangia bene!”. Le persone sono cordiali è quasi un piacere stare tra gli esseri umani.


Abbadia San Salvatore
Abbadia San Salvatore: le tende sono un must per i toscani


Dalle secche colline toscane, a quelle più boschive umbre: benvenuti ad Orvieto, il Paese sotterraneo. Il paesello è molto piccolo, ma sotto ad ogni casa si nascondono grotte e pozzi etruschi. Ogni grotta è di privati; il loro in ingresso, infatti, è quasi sempre possibile solo dall’abitazione stessa. È in queste grotte che si trovano i colombari, stanze un tempo adibite all’allevamento di piccioni. Da qui il piccione all’orvietana. Ad Orvieto scopriamo l’esistenza dell’Orvietan: amaro erboristico del 1603. La cosa interessante è che stato riscoperto da solo 3 anni... E così anche Orvieto sarà ricordata per il suo speciale amaro, che ovviamente io e Jonny abbiamo acquistato.


Duomo Orvieto
Il Duomo di Orvieto


Dopo un’ottima colazione a base di panino alla porchetta ci dirigiamo verso Perugia. Dovete sapere che questa roba della porchetta è molto sentita in Umbria. Io ne ero completamente ignara.
Hotel Umbria: nel cuore di Perugia e le sue 2 stelle sudate e moquette anti parassiti.
Durante una rigenerante pennichella su una panchina in centro, all’ombra degli alberi perugini e un venticello assopente attacco bottone con una solitaria vecchietta: Annamaria. Ha lavorato fino al 2015 per il Vaticano. È stata il braccio destro di Papa Giovanni Paolo II (così ci ha detto...). Da giovane giocava a calcio, cantava e suonava il pianoforte. Ci ha mostrato l’intera Perugia facendo su e giù per le stradine etrusche. Non si è mai fermata un minuto. Ci ha mostrato la casa in cui è nata e cresciuta, le 4 finestrelle in alto: da sinistra la camera dove è nata, la cucina e la stanza dei genitori. Ci ha portato dentro il Duomo... Ci ha raccontato di come il terremoto, fortunatamente, non abbia mai colpito Perugia, ma se si guarda con attenzione due delle colonne portanti del Duomo sono leggermente inclinate. Poi la statua di Papa Leone XIII che prima di diventare Papa fu vescovo di Perugia. Quanto pare era un tipo molto magro. Troppo per i gusti di Annamaria. E poi ancora... L’anello della Madonna e la corona che fu rubata e poi riacquistata. I Santi protettori di Perugia e tutte le viette etrusche. Che mica avevano tutti i mezzi a disposizione che abbiamo noi... Però oggi i ponti crollano, le famiglie muoiono e tutti quegli archi invece stanno su. Poi ci ha abbandonato perché iniziava il Palio di Siena e doveva correre a casa a vederlo. Tifa per il rione della Civetta. Una persona dal cuore grande che rimarrà per sempre nei miei ricordi.


Perugia
Perugia e gli archi etruschi


Infine Montepulciano. Il Nobile di Montepulciano è prodotto con un minimo di 70% di uva Sangiovese e una fermentazione in botte di 24 mesi. Si dice riserva quando la fermentazione è almeno di 3 anni.
Decido di acquistare una bottiglia di Nobile Montepulciano riserva del 2014, perché la storia mia affascina molto. Il 2014 è stato un anno non troppo positivo... Ha piovuto molto e il vino è rimasto, è brutto da dire, “annacquato”. Però si è scoperto che a distanza di 4 anni esso ha cambiato notevolmente sapore, e ha acquistato più carattere. E così come le persone, anche il vino cambia molto negli anni. Ho deciso che aprirò la mia bottiglia tra 4 anni, quando avrò 30 anni... Quando grazie alla pioggia sarò rinata sole... Come il mio riserva.
Montepulciano abbiamo soggiornato in un Podere: Podere Lamberto. Un luogo magico, rigenerante e solitario. Ogni mattina un’ottima colazione vi augura il buongiorno, con delle buonissime torte fatte in casa (dalla proprietaria!). È molto bello stare anche solo seduti sulla panchina all’aperto e osservare il bellissimo paesaggio. Si possono raccogliere le susine e mangiarle. Anche la zona della piscina è strepitosa. Il tutto è molto curato nei minimi dettagli. 


Montepulciano
Montepulciano: un grazioso dettaglio


Per quest'anno niente mare.
Solo vino e persone.
Quelle umane.
Quelle che ti piace ascoltare le loro storie.
Perché hanno sempre qualcosa da insegnarti.







Marta